LETTERA DEL PARROCO – PASQUA 2021

Cari Fratelli e Sorelle,

 Dalla Quaresima alla Pasqua

La Quaresima ci ha visti impegnati nel cammino di penitenza, intenti a lavorare spiritualmente per dissodare il nostro cuore. Renderlo più tenero per accogliere il dono di Dio: Lo Spirito Santo effuso da Gesù crocifisso (Emisit Spiritum Gv 19,30) e risorto (“Ricevete lo Spirito Santo“ Gv 20,22) e asceso al cielo (At 2).

Qualcuno si batterà il petto, pensando a quanto poco ha fatto per vivere bene il tempo di Quaresima (ne so qualcosa anche io). La salvezza promessa da Gesù al ladrone pentito ci incoraggia. Un sincero atto di pentimento può aprirci e permette che la Grazia, come dice il nome, sempre gratuita, ci salvi. Ci porti, cioè, in Cristo Gesù, in Dio stesso. Questo alla fine è l’unica cosa che conta veramente.

Conversione = cambiare mentalità

Dal “salvare la pelle”, al salvarsi per la vita eterna

Sappiamo essere onesti? Il martellare dei mass-media sulla pandemia, sulla necessità di vaccinarci per proteggerci dalle conseguenze del virus (NB: nessuna casa farmaceutica ha garantito che impedisca di esserne contagiati o impedisca certamente di ritrasmetterlo … ) è il martellare di un mondo che non conosce più Dio, che vive e si orienta nella storia come se Dio non esistesse. Un mondo che ha lasciato Dio tra le opzioni culturali, quasi un hobby, individuali. Un Dio che al massimo è ispiratore di buoni sentimenti e buoni comportamenti. Ma alla fine che conta è “salvare la pelle”. Il mondo che ci circonda non pensa più  alla salvezza definitiva, eterna. Non pensa più che con la morte fisica non finisce tutto, ma c’è un giudizio, poi riceveremo quanto abbiamo cercato: la gioia dell’abbraccio di Dio, o la lontananza triste e rabbiosa da Lui.

La Quaresima e la Settimana Santa dovrebbero richiamarci a cambiare mentalità. Il vero male non è la malattia e nemmeno la morte, ma il peccato e la separazione da Dio! Questi sì sono il vero male!

Meditare la passione di Gesù col gesto della Via Crucis può averci aiutato a ricordare che la sofferenza liberamente accettata da Gesù e da Lui liberamente offerta al Padre, serve per riparare tutti i rifiuti, rinnegamenti, tradimenti del suo amore che commettiamo e si commettono nel mondo.

Il Mistero Pasquale di Gesù Cristo, Mistero di morte in croce e risurrezione,  abbraccia la storia

Dall’origine l’umanità è sedotta dal maligno, spinta alla ribellione. E nella lontananza e separazione da Dio vive la tristezza, la divisione, la fatica quotidiana per sopravvivere. Dall’origine però Dio non abbandona gli uomini. Dona tuniche di pelli ai progenitori, promette che dalla stirpe della Donna sorgerà chi schiaccerà la testa del serpente. Nascostamente, in dialogo con uomini aperti all’ascolto di Dio, Egli accompagna il cammino faticoso dell’umanità verso la salvezza, la gioia e la pace della Comunione ritrovata con Lui. La Sacra Scrittura ci presenta un Dio coinvolto nelle fatiche umane. Veglia la notte intera per liberare gli ebrei dalla schiavitù d’Egitto. Soggiorna anche Lui nella tenda durante tutto il pellegrinare nel deserto e ancora i primi decenni-secoli nella Terra Promessa. Subisce persecuzione nei suoi profeti (i profeti della Verità erabi sempre pochi, spesso soli e regolarmente contestati dai ricchi e dai potenti. Perché dicevano cose scomode e contro corrente, rispetto alla mentalità della maggioranza!) e nei suoi fedeli (come Daniele e i suoi compagni, o i fratelli Maccabei).

Infine ecco che il Figlio di Dio assume tutta la storia e il mondo facendosi uomo, nella storia e nel mondo. Da quel momento si manifesta che nulla è perduto!

Tutto il creato è riagganciato al suo Creatore dall’atto di amore del Figlio di Dio. Amore che affronta la fatica e il dolore di “convertire il mondo”, di ribaltare il corso della storia: dalla corsa verso la perdizione, al ritorno faticoso verso il Cuore del Padre.

Gesù ha fatto tante opere belle! Ma la salvezza del mondo e della storia è stata guadagnata dal suo sangue versato nella Passione santa e sulla Croce! Questa è la nostra Fede!

Non è “un modo di dire”, un simbolo astratto. È concreta realtà! La salvezza non è atto magico. È atto di amore che si offre fino alla morte per la salvezza eterna di ogni creatura.

Ma come una tavola imbandita può essere disdegnata da palati schizzinosi, così la salvezza guadagnata da Gesù può essere rifiutata.  Questo è il vero dramma della vita: Credere all’amore di Dio manifestato e comunicato in Gesù Cristo crocifisso e risorto.

O non credere.

Urgenze planetarie?

Da anni ci martellano con messaggi catastrofici riguardanti la vita del nostro pianeta: sovrappopolamento, inquinamento, cambiamento climatico. L’uomo sarebbe responsabile di tutto. Ora, in modo altrettanto insistente, alcuni grandi personaggi si arrogano il diritto di imporre una grande ricostruzione. Ricostruire tutto da capo e meglio.

Sempre si dimentica o si rifiuta di riconoscere che causa dei mali degli uomini, e perciò anche del mondo e della società in cui viviamo, è il nostro peccato, la ribellione a Dio.

Leggendo la Bibbia alcuni pensano che siano favole per gente ingenua, racconti simbolici che parlano di tempi passati, che si rivolgono a persone poco istruite. Noi moderni ci arriviamo da soli a capire cosa fare per il bene del pianeta. Così si crede! Come gli uomini che si misero a costruire la torre “fino al cielo per farsi un nome e non essere dispersi su tutta la terra.” Non è forse uguale l’aspirazione al governo mondiale?

Aspirazione che contraddice la benedizione di Dio che inviò gli uomini a moltiplicarsi e riempire la terra. (Gen 1,28; 9,7).

La vera urgenza non è la conversione climatica, ma la conversione a Dio. Da questa scaturiranno le scelte giuste, rispettose del prossimo e del territorio, le rinunce sapienti. Ma anche il coraggio di collaborare e non la pretesa di dominare.

La croce di Cristo e la nostra

Ci vuole coraggio a credere che Dio salva il mondo attraverso il Figlio incarnato e morto in croce per amore.

L’esperienza di debolezza estrema, di sconfitta infamante è più sapiente di tutta l’intelligenza del mondo e più potente di tutti potenti del mondo, scrive san Paolo ai Corinzi (1 Cor 1,20-24). Ci crediamo?

O prendiamo anche queste parole come esaltazione di un uomo un po’ megalomane?

Ma se ci crediamo, allora capiamo che i più grandi davanti a Dio sono i piccoli che soffrono e amano. Che si offrono per amore di Dio in favore dei peccatori, con Gesù. Come santa Giacinta Marto, la piccola veggente di Fatima, che soffriva sul letto d’ospedale, sola, senza gli analgesici di oggi, e intercedeva “per la conversione dei poveri peccatori.”

Abbiamo bisogno di riscoprire il valore “dei fioretti”, dei piccoli atti di amore, piccoli sacrifici, offerti per amore a Dio in favore del bene vero, quello spirituale, del nostro prossimo. Perché il corpo o prima o dopo, si spegne! Ma lo spirito umano come si presenterà a Dio? In amicizia o in ostilità? I maestri spirituali insegnano che non c’è bisogno di inventarsi sacrifici speciali. Ci pensa la vita quotidiana a punzecchiarci, a umiliarci, a crocifiggerci. È lì che lo Spirito Santo può aiutarci  ad associare la nostra mortificazione a quella di Gesù nella Passione santa. Allora diventiamo veramente preziosi davanti a Lui e al mondo. Allora daremo il vero contributo al bene ultimo della umanità. Allora si compirà la Pasqua vera: il passaggio dalla morte alla Vita, dalle tenebre del male alla Luce della Santità che è la comunione con Dio. Santa Pasqua di morte e risurrezione a tutti voi.

Vostro don Paolo

29 marzo 2021, parrocchiamassagno