LETTERA DEL PARROCO – NATALE 2021 “UN MONDO SEMPRE INQUIETO”

Un mondo sempre inquieto

Cari fratelli e care sorelle in Cristo,

un nuovo Natale si avvicina a noi.

Anche quest’anno il clima generale è teso e come gravato da tante preoccupazioni. C’è ancora il virus che circola e tutti facciamo il nostro meglio per preservare la nostra e altrui salute fisica. Le autorità fanno la loro parte. Ma anche all’estero, oltre alla pandemia, non mancano le situazioni politiche e sociali difficili. Conflitti ancora in corso, ma dimenticati (Siria e Yemen).

Tensioni politiche che potrebbero sfociare in conflitti gravi (Ucraina). Migrazioni per ragioni economiche, etniche e politiche. Guai naturali come terremoti (ancora ad Haiti), inondazioni e incendi.

Ma pure lo sviluppo tecnologico può suscitare inquietudine. Quanto potere possono esercitare i grandi complessi dell’industria elettronica, delle comunicazioni sociali, del commercio? Fin dove siamo disposti a lasciarli entrare nella nostra sfera di vita privata, e a cedere spazi di influenza sulle nostre scelte?

Come affrontare queste situazioni? Come prendere decisioni?

Accettare la complessità della vita e cercare punti di riferimento

Ci sono tanti aspetti della nostra vita che sono stati facilitati e sveltiti. Pensiamo ai trasporti veloci che hanno raggiunto anche il Ticino e hanno abbreviato i tempi di spostamento verso il Nord, ma anche in Ticino stesso (tunnel di base del Monte Ceneri). Pensiamo alle comunicazioni via telefono e PC che ci consentono di parlare e vedere parenti e amici a distanza (che benedizione nei mesi della pandemia, quando si è restati isolati). E permettono anche di svolgere lavoro e riunioni a distanza.

Tutta questa rapidità e facilità è però frutto di grande e lungo lavoro. È sostenuta da una grande complessità.

Questo ci porta ad un primo monito. Non semplifichiamo la realtà con giudizi superficiali e facili etichette.

Osiamo affrontare la fatica della riflessione, il rischio del dialogo che ascolta anche interpretazioni diverse dalle proprie, la pazienza di una indagine approfondita.

Come cristiani accettiamo di vivere nel reale, nel tempo terreno, nel quale il Signore viene a preparare lentamente la soluzione a tutti i mali e la liberazione da tutti i nemici, morte compresa!

Come vivere l’attesa del compimento di questa opera divina, mentre si è sotto il peso delle situazioni difficili?

Dalla Scrittura una Parola sempre per il nostro presente

Il libro dell’Esodo ci ricorda come il popolo degli ebrei, appena uscito dalla schiavitù d’Egitto, ha affrontato con impazienza il tempo del cammino con il Signore.

Continuamente borbotta, mormora contro il suo Dio. Dio con pazienza lo richiama, qualche volta lo scuote con castighi. Ma rinnova costantemente la sua benevolenza fino ad introdurlo nella terra promessa. È il lungo cammino per imparare a vivere nella libertà che non è capriccio e libertinaggio. Bensì accoglienza della proposta di bene di chi ti ama, anche se costa impegno e fatica, anche se chiede pazienza e perseveranza. Il popolo è chiamato a discernere la compagnia di Dio nel cammino precario attraverso il deserto.

Questo vale anche per noi oggi, due millenni dopo che il Figlio di Dio è entrato nella storia del mondo.

Spesso sentiamo le obiezioni di chi critica la religione cristiana: “Se Dio ci fosse, se il Signore fosse davvero risorto, perché ci sono ancora così tanti mali? Perché anche tra gli uomini di Chiesa avvengono cose brutte e vergognose?”

“Non temere! Io sono con te!”

È la parola che costantemente il Signore rivolge al suo popolo, confermandola prima al suo eletto, Mosè, Davide, i profeti, …

Anche noi siamo dunque chiamati ad accogliere questo incoraggiamento.

Calvario e Presepio

Dio mendica la nostra accoglienza

Le due feste principali della nostra fede cristiana, il Natale e la Pasqua, ci presentano il Figlio di Dio fatto uomo nella totale debolezza.

Solo i piccoli di lui si prendono cura. E solo gli umili, benché talvolta grandi nel mondo, ma che hanno il coraggio del cuore umile (come i magi e il centurione), lo riconoscono.

Solo loro entrano nel Regno nuovo, quello di Dio, che è “ giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17). Un regno che non appare sulla scena del mondo e negli organi di informazione. Un regno che si sperimenta e gusta nelle relazioni interpersonali buone, semplici, genuine. Come quelle che vivono tanti tra noi e anche lontano da noi. Penso ai due giovani volontari della Sezione Tre Pini, Seba e Merylu, ad Haiti. In contingenze estreme, non si lamentano. Ma con perseveranza offrono il meglio di sé stessi a quella gente. E la speranza fiorisce in novità di vita anche tra le macerie del terremoto.

È così che Dio, quando lo si accoglie, trasforma e feconda la vita.

Natale, sfida alla nostra libertà

Ogni Natale celebriamo un evento che sfida la nostra mente e il nostro cuore. Come è possibile che Dio non sia il gigante buono che esce a comando dalla lampada per soddisfare i nostri capricci? Ma sia invece quel bambino indifeso che chiede a me di scomodarmi e di fargli posto e di tirar fuori dal mio cuore il meglio che sono?

Nell’Eucaristia si rinnova la Pasqua di Gesù: l’immolazione sul Calvario e la sua risurrezione per la nostra salvezza. Ma nel Natale la Pasqua è già anticipata, nel gesto del Dio che facendosi uomo, si consegna nelle nostre mani. Ricevendo l’Eucaristia

noi siamo invitati a rispondere a Gesù come fece Maria. Lui ci dice: “Mi vuoi accogliere?”

Maria disse: “Avvenga in me secondo la tua parola.” Siamo noi pronti ad accogliere Gesù, unendo il nostro al suo destino?

Affidarsi con tutto il cuore a Maria, ci aiuta ad essere fedeli alla scelta del Battesimo: Rinuncio al male e Credo, cioè mi apro, accolgo la Santissima Trinità, accogliendo il Figlio che ancora vuole farsi uomo in me.

Buon Natale e benedetto Anno Nuovo a tutti! d. Paolo

16 dicembre 2021, parrocchiamassagno