LETTERA DEL PARROCO – NATALE 2020

Un Natale sotto tono ?

 Cari fratelli e Sorelle,

stiamo vivendo un avvicinamento a Natale diverso da quello degli anni appena passati. Il miglioramento della situazione pandemica ad inizio estate, la relativa ripresa delle attività in autunno, con le scuole aperte in presenza, ci lasciavano sperare bene. Invece la famosa e temuta (dalle autorità) seconda ondata è arrivata, purtroppo in modo in modo pesante, invasivo, toccando molti, colpendo subdolamente nelle case anziani, portando altri al ricovero in ospedale. Le autorità pubbliche sono state obbligate a imporre restrizioni progressivamente più severe.

Saremo obbligati a vivere un Natale sotto tono? Questa potrebbe essere una impressione superficiale. Non poter far festa in tanti, esclusi i cenoni aziendali, quelli con parenti e amici, limitati o annullati i mercatini, i grandi ritrovi, vacanze sciistiche con il fiato sospeso, con tante restrizioni, niente o quasi viaggi all’estero. Anche in chiesa: numeri ridotti, niente o quasi canti. Tutto questo lo chiamiamo “sotto tono”?

La possibilità di un Natale un po’ più vero

Noi preti e cristiani moralisti sovente ci lasciavamo andare alle invettive contro il consumismo natalizio: acquisti esagerati, eccessi nel mangiare e nel bere, sentimentalismo

 

superficiale (andare a Messa a Mezzanotte “… perché altrimenti non è Natale!”). Rimproveri veri verso comporamenti sbagliati. Ma forse, almeno io, mi devo riconoscere troppo facilmente portato più a rimproverare il male, che ha proporre, ad indicare la Verità! Forse quest’anno un po’ più di persone si interrogheranno sul significato autentico del Natale. Si chiederanno se il senso di tristezza o nostalgia che le contingenze restrittive suscitano, è per la mancanza di Gesù, o per la mancanza dei godimenti superficiali.

Nella lettera pastorale di settembre, il Vescovo Valerio ci invita a Ripartire dal cuore. (v. ACCENTO)

Ci chiede di interrogarci se le misure di protezione sanitaria ci pesano perché ci tolgono qualcosa.

O se invece suscitano un più intenso desiderio di comunione: con LUI e tra noi. Meno feste, meno contatti, meno spostamenti, meno canto non vuol dire meno FEDE! Anzi.

Può diventare l’occasione di avere più spazi per fare SILENZIO. Per raccogliersi, entrare nel santuario del nostro cuore, osare il silenzio interiore e l’ascolto. Lasciar sgorgare l’invocazione: “Vieni a salvare il tuo popolo!”(Sal 28,9) o anche quella: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19).

Accogliere con stupore Gesù che viene in punta di piedi

Gesù venne nel silenzio di una notte in provincia. Ci vollero gli angeli per annunciare ad alcune persone che il Redentore del popolo e del mondo era presente in carne umana a Betlemme. Un Natale con meno esteriorità può essere l’occasione per fare più attenzione a chi ci sta vicino. Al di là delle apparenze date per scontate, al di là dei giudizi acquisiti, scoprire i segreti che ciascuno di noi porta nel cuore. Siamo battezzati, e il Vescovo ci invita ad accorgerci dello Spirito Santo che ci abita. E abita anche il fratello, la sorella, il marito, la moglie, i genitori, i figli. Finché siamo in corsa e lasciamo che tante cose facciano rumore nel cuore … lo Spirito santo tace. Finché vogliamo affermare la nostra sensibilità, la nostra opinione, il nostro giudizio, lo Spirito santo tace! Quando invece ci mettiamo come i pastori in cammino verso il luogo improbabile dove il Messia si fa vicino, quando riusciamo a lasciarci meravigliare, come il pastorello a braccia aperte e col volto proteso verso la mangiatoia che la tradizione vuole accanto a Maria e a Giuseppe, ecco allora che lo Spirito santo può farci esultare nel profondo! Dio è vicino, in mezzo a noi! Dio ha davvero visitato il suo popolo!

Questo ci può liberare dal senso di pesantezza, di tristezza, di ripiegamento, per aprirci alla fiducia, alla generosità anche di noi stessi.

Soprattutto ci può aprire alla gioia di essere uniti in Cristo Gesù. Non tanto perché “L’unione fa la forza!”, nemmeno perché “insieme facciamo la differenza” (cose umanamente vere!). Ma perché LUI ama te e me, insieme! Questo è un dono della sua generosità. Vero qui e ora!

L’incarnazione: Dono di amore, perciò garantito per l’eternità

La Verginità di Maria, nel momento del concepimento di Gesù all’Annunciazione è segno della totale gratuità dell’amore divino. Quel Figlio è un puro ed esclusivo dono del Padre all’umanità. Il Salvatore non è prodotto umano. È puro dono di Dio. Perciò garantito. La salvezza non la produciamo noi. Perciò non è incerta! Ma sicura.

Qui sta la vera gioia del Natale di Gesù Cristo. Questa è la luce che illumina non le strade della città o i nostri balconi, ma il nostro cuore.

L’Avvento annuale per preparare quello definitivo

Celebriamo il Natale con gioia, perché Gesù, il Figlio di Dio, ora è contemporaneo alla storia. Attraverso la sua morte e risurrezione, mondo, storia e umanità hanno a chi agganciarsi per essere salvi.

Celebriamo il Natale per ricordarci della sua presenza ogni giorno, nel nascondimento dei cuori dei credenti, nella Parola santa, nei bisognosi di attenzione, accoglienza e soccorso.

Ogni Avvento ci invita alla vigilanza per renderci desti, desiderosi dell’incontro definitivo che le nostre scelte buone, conformi alle scritture, possono affrettare. (2 Pt 3,12)

L’Avvento ci ricorda la méta del cammino: l’incontro definitivo con il Signore che ci vuole con sé.

Questo ci rassicura, offrendoci un prezioso richiamo al senso di quanto stiamo vivendo. Non angosciati per la precarietà della vita. Né affannati a cercare di inventare cose nuove per portare giustizia nel mondo. Ma confortati dalla certezza che le cose essenziali sono alla nostra portata:

Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio. (Mi 6,8). Perché il Salvatore è solo LUI.

Sempre il Vescovo nella sua lettera pastorale, ci incoraggia a coltivare queste disposizioni essenziali, attingendo luce dalla lettura pregata della Parola di Dio, temprandosi nella lotta spirituale, nutrendosi della presenza di Gesù nei sacramenti.

Una sorpresa del papa: l’anno di san Giuseppe

Papa Francesco ha una particolare stima verso san Giuseppe. Infatti all’inizio del suo pontificato ha voluto che fosse inserito nelle Preghiere Eucaristiche subito dopo la memoria di Maria, anche la memoria di san Giuseppe. Ora, a partire dalla solennità dell’Immacolata, apre un anno dedicato alla persona di san Giuseppe. Lo fa con la lettera apsotolica: Patris corde: con cuore di padre, in occasione del 150° della dichiarazione dello Sposo di Maria quale Patrono della Chiesa cattolica, titolo stabilito dal  Beato Pio IX nel 1870.

“Padre amato, … padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra” Così lo descrive il papa. Ce lo offre come ulteriore, forte, luminoso compagno di cammino, per affrontare con serenità il nuovo anno.

Cari fratelli e sorelle, non siamo mai soli! Questa certezza ci conforti e ci illumini, ogni giorno del 2021!

Vostro don Paolo

12 dicembre 2020, parrocchiamassagno