LETTERA DEL PARROCO – AUTUNNO 2022 “Dalla Consultazione Sinodale vengono preziose indicazioni”
Dalla Consultazione Sinodale vengono preziose indicazioni
Cari fratelli e sorelle,
abbiamo goduto di una estate praticamente normale e abbiamo ripreso le attività ordinarie con l’intimo auspicio che la normalità ci accompagni per il resto dell’anno. Certamente abbiamo preoccupazione per la guerra che continua, mietendo vittime, procurando danni, costringendo alla fuga persone pacifiche. I più attenti sono anche preoccupati per la situazione economica e lavorativa, caratterizzata dall’aumento di molti prezzi e costi, da una possibile penuria energetica. Siamo anche preoccupati per la lunga siccità che ci accompagna dall’inverno, con poche parentesi.
In questo contesto come orientarsi?
Personalmente penso che dalle risposte alla Consultazione Sinodale dell’inverno scorso ci vengono indicazioni preziose.
Ricordiamo che Sinodo vuol dire CAMMINO INSIEME.
Tra le note dominanti nelle risposte ci sono:
– L’esigenza di conoscersi di più, sia tra fedeli della stessa parrocchia, che con i fedeli delle parrocchie vicine. Incontrarsi, parlarsi, ascoltarsi. Da questa conoscenza potranno scaturire nuove iniziative e una nuova collaborazione.
– L’esigenza di fare amicizia anche con persone non praticanti, per testimoniare la bellezza della fede. Questo sarà possibile se si osano proporre gesti attraenti, come iniziative culturali, ricreative e soprattutto di carità. Allora l’interesse comune potrà aiutare a stabilire nuovi ponti e a dischiudere i cuori alla ricerca di Dio.
In una parola la consultazione sinodale ha rivelato una profonda esigenza di maggiore e viva fratellanza nella comunità parrocchiale e con quella civile.
Una Chiesa composta di Comunità piccole ma vive e creative
Quando Joseph Ratzinger era ancora soltanto teologo, negli anni ‘70 del secolo scorso, come tante persone attente e illuminate, seppe riconoscere i germi delle tendenze in atto nella società e nella Chiesa. E descrisse in anticipo la situazione nella quale viviamo oggi. Scrisse che la società stava evolvendo verso un individualismo esasperato, sterile e mortificante. Che in quel momento la gente sarà alla ricerca di oasi di umanità. La Chiesa sarà chiamata a vivere in piccole Comunità creative, dove i rapporti di fraternità autentica e gioiosa le renderanno attrattive per le persone in fuga dalla solitudine.
Queste Comunità saranno oasi di speranza, come il nostro Vescovo Valerio ci chiede di realizzare nelle sue lettere pastorali.
Un’Assemblea generale del Clero.
Anche all’interno del clero questa esigenza si è manifestata e ha portato a realizzare l’Assemblea Generale del Clero, negli ultimi giorni di agosto. Lo scopo non è stato quello di produrre documenti, di elaborare progetti nuovi. Bensì quello di incontrarsi, parlarsi e riflettere insieme sulla nostra identità di sacerdoti, sulla nostra missione e sulle difficoltà esistenziali che possiamo incontrare. Un evento prezioso che ci ha permesso di conoscersi di più, crescere nella stima reciproca, consolarci scoprendo quante fatiche sono condivise, al di là della differenza di luogo di azione pastorale e di nazionalità di origine (in Ticino il clero è molto differenziato come origini e perciò anche come base di formazione e di esperienza pastorale).
I momenti di ascolto, di confronto, di preghiera comune e i pasti condivisi hanno permesso di stringere maggiormente i rapporti di fraternità che il sacramento dell’ordine fonda.
Piccoli laboratori di speranza
Ecco dunque come lo Spirito Santo ci indica il cammino e tiene desta in noi la speranza cristiana anche davanti ad un mondo carico di problemi gravi che possono intimorire.
Il Signore, che ha promesso di essere con i suoi discepoli tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20) ogni volta che sono radunati al minimo in due o tre nel suo nome (Mt 18,20) ci invita a vincere la cultura dell’individualismo, del “chi fa da sé, fa per tre”, della paura e dello scoraggiamento, della superficialità di rapporti (quanti aperitivi consumati con la stessa voracità con cui si divorano gli stuzzichini, evitando accuratamente di impegnarsi in un rapporto di attenzione al vissuto dell’altro), del ripiegamento su uno schermo (piccolo come quello dello smartphone, o grande come quello del televisore digitale da 55” o più) per paura di incrociare lo sguardo di qualcuno.
Osare il rapporto, osare l’ascolto reciproco, osare la domanda di perdono, osare il pregare insieme, osare il condividere i sogni. Ed ecco che cominciamo a riconoscere la presenza di Chi fonda la speranza comune nella forza vittoriosa del suo amore. Un amore che è più forte della morte (2 Tim 1,10).
Con questa certezza partiamo per il nuovo anno pastorale.
Cordialmente vostro.
don Paolo