Lettera del Parroco – Pasqua 2017

90 anni di esistenza della Parrocchia di santa Lucia

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo

 

Abbiamo già accennato nel bollettino di Natale che la nostra Comunità parrocchiale vive nel 2017 il suo novantesimo compleanno.

Fu infatti nel 1927 che i parrocchiani di Massagno coronarono il forte desiderio di intensificare la vita pastorale nel proprio territorio grazie alla guida di un sacerdote residente. Fino ad allora infatti, il territorio del Comune di Massagno era parte della parrocchia della Cattedrale. Un canonico era incaricato di salire a Massagno per le celebrazioni religiose. I parrocchiani ottennero il sostegno del Consiglio Comunale e del Municipio. Venne infatti approvato e sottoscritto l’impegno del Comune a contribuire all’autonomia parrocchiale assicurando il versamento della Congrua per un sacerdote residente. Forti di questo impegno civico, una delegazione di parrocchiani di Massagno si presentò al Vescovo Mons. Bacciarini che emanò il decreto di scorporamento del territorio del Comune dalla parrocchia della Cattedrale e il decreto di nomina di un parroco residente. Come segno del legame storico con la Parrocchia della Cattedrale, il parroco in carica ricevette il titolo di Canonico onorario del Capitolo della Cattedrale. La nascita della parrocchia di santa Lucia è dunque frutto di una convergenza di desideri e di aperture positive. Il desiderio dei cattolici di allora di intensificare la vita parrocchiale con la guida di un prete residente. Il desiderio del Vescovo di promuovere e sostenere ogni iniziativa indirizzata allo sviluppo pastorale della Diocesi. Il riconoscimento da parte della Comunità civile e del Municipio che una parrocchia viva e ben animata offre un contributo prezioso alla vita sociale stessa del Comune, meritando così anche un sostegno finanziario, pur nel pieno rispetto delle competenze e autonomie reciproche.

(vedi il testo di Mons. Enrico Maspoli: La Parrocchia di Massagno, pubblicato nel 1927 e ristampato anastaticamente in occasione del 75° della costruzione di s Lucia. Copie ancora disponibili in parrocchia)

La missione di sempre dei cristiani: annunciare Gesù, morto e risorto per la salvezza del mondo.

 

Far memoria della nostra storia è come tornare ad attingere nuova linfa dalle radici per rendere sempre più fecondo il presente. Siamo grati a chi ci ha preceduto e ha posto le basi anche giuridiche per una missione importante. E siamo desiderosi di dimostrarci responsabili nel compierla oggi come allora.

Come in ogni grande impresa umana, si tratta di sviluppare e tenere vivi i rapporti di collaborazione tra tutti. È solo nei film che esistono gli eroi solitari che risolvono ogni cosa.

Noi cristiani sappiamo che persino la salvezza del mondo, compiuta in Gesù morto e risorto, non raggiunge i confini della storia e del pianeta se non attraverso la nostra attiva e responsabile collaborazione.

Gesù risorto infatti disse ai discepoli: (v. Mt 28, 18-20) “Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.” Dunque l’unico salvatore è Lui, l’unico che ha anche il potere di vincere la morte e il peccato. Ma aggiunge: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.”  Gli apostoli e i discepoli ricevono dunque la missione di annunciare a tutti gli uomini la buona notizia che c’è un salvatore che apre le porte della liberazione definitiva, che c’è una legge che guida a quella liberazione, la legge dell’amore di Dio versato nel cuore degli uomini, e che questa salvezza già ci tocca attraverso il Battesimo e i sacramenti. “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. La sua compagnia renderà vero tutto questo. Da soli i discepoli non possono fare nulla! L’aveva già detto durante l’ultima cena (Gv 15,5). Siamo come una terra sterile senza il seme.

Ma Lui, il Figlio di Dio, ha voluto incarnarsi, come un seme che deve cadere in terra e morire, per diventare fecondo grazie ad una terra che lo accoglie e addirittura lo nutre.

Rinnoviamo dunque la nostra adesione a Gesù e la nostra disponibilità a diventare testimoni fecondi della salvezza, perché in comunione con Lui. Punto culminante per il rinnovo di questa adesione è la partecipazione attenta, grata, disponibile alle liturgie della Settimana santa.

Non sono “belle cerimonie”. Sono il Mistero divino che ci viene incontro e ci coinvolge, se noi consentiamo.

È troppo poco questo davanti a tutti i mali del mondo, dei nostri parenti, della Chiesa stessa?

NO! È l’unica risposta di Dio. Quella decisiva. È il cuore della nostra fede! Solo dal mistero del Figlio di Dio che si offre per amore e muore in croce, che risorge il terzo giorno e dona il suo santo Spirito, solo da qui possono partire le iniziative che portano un abbozzo del Regno di Dio già qui e oggi. Non sono le grandi conferenze internazionali per il clima, la pace, la giustizia, lo sviluppo, il commercio che libereranno il mondo dai mali. Non sono le associazioni (così dette) umanitarie che portano “salvezza” al mondo. Forse mettono qualche pezza ai guai presenti, ma solo nella misura della sincerità, buona fede e autentico disinteresse dei partecipanti. Il più delle volte sono uno spreco di denaro che giova solo alla vanità degli organizzatori e dei partecipanti.

La santità è la salvezza ricevuta e condivisa per il bene degli uomini

La storia è lì a dimostrarlo: sono i santi che manifestano chi è Il Salvatore e diffondono scampoli di salvezza attualizzata qui ed ora.

Vite di giovani, di adulti, uomini e donne, trasfigurate dal contatto con Dio. Focolai di carità capaci di realizzare davvero il tocco di Dio che prende per mano e solleva.

 

L’essenziale, per non perdersi

Ricordo in parrocchia a Locarno un signore straniero. Era restato invalido a causa di un grave incidente. Era solo, senza parenti né amici. Ogni tanto ci incontravamo per un caffè. Mi svelò la fonte della sua serenità: “Persevero nella preghiera, per conservare e camminare nella fede, nella speranza e nella carità.”

Che bello! Ripenso sovente a lui in questi anni e mesi di falsità, cattiveria e ingiustizia crescenti nel mondo. In questi tempi dove anche nella Chiesa,  non mancano i segni di confusione e smarrimento, con persino vescovi che si contraddicono e si criticano pubblicamente. Ecco la risposta: restare ancorati all’essenziale! L’amore a Gesù Cristo, coltivato con la preghiera e l’ascolto della Parola. Perseverare nella fede, nella speranza e nella carità come trasmesse dalla Tradizione della Chiesa. E mi ripeto una preghiera di san Francesco al Santo Crocifisso di san Damiano:

O alto e glorioso Dio,

illumina le tenebre del cuore mio.

Dammi una fede retta,

speranza certa, carità perfetta

(e umiltà profonda.)

Dammi, Signore,

senno e discernimento per compiere

la tua vera e santa volontà. Amen.

 

La Pasqua manifesta l’amore autentico, quello espresso dalle parole: “Ti amo da morire!”

Ecco perché la resurrezione non cancella la croce. Ne manifesta invece la fecondità. La croce è il luogo concreto dove il Dio vivente si manifesta in pienezza e si lascia raggiungere da tutti i derelitti e i poveri della storia: Maria, umile serva del Signore, che partorisce nel dolore; Giovanni, giovane discepolo focoso che deve imparare a bere il calice di Cristo; Maddalena che scopre fino in fondo cosa vuol dire amare ed essere amati, cioè dare la vita per; il ladrone che, di fronte all’innocente che prega per i persecutori, impara il pentimento e la speranza in Dio; il centurione che riconosce il vero Dio: non gli imperatori di Roma, ma il Re dei giudei crocifisso.

Meditiamo anche noi questo mistero dell’umiltà di Dio, perché la superbia del mondo e di quanti pensano di come deve andare avanti il mondo non ci seduca, né ci scoraggi.

Un esempio per tutti

Il 13 maggio prossimo, 100° anniversario della prima apparizione della Vergine Maria ai pastorelli di Fatima, i fratellini Francesco e Giacinta Marto saranno proclamati santi. La Vergine Maria, da vera Madre e Maestra, non ha esitato ad educare i due bambini mostrando loro le tragiche conseguenze del male e l’affascinante bellezza dell’amore divino. Li ha anche educati a farsi intercessori per la conversione dei peccatori, perché si salvino. Quante lezioni di santa educazione!

1- I bambini possono capire le cose dello spirito in profondità. 2- Non è bene nascondere l’esistenza del peccato e le sue conseguenze. 3- Il vero bene da desiderare è solo quello definitivo: l’amore di Dio. 4- Anche i bambini possono, con la preghiera e l’offerta delle fatiche, aiutare i peccatori a convertirsi. E allora: imbracciamo le armi della fede: preghiera e amore che si offre! Buona e santa Pasqua!

Don Paolo

 

8 aprile 2017, parrocchiamassagno