LETTERA DEL PARROCO – PASQUA 2019

Un pagano come esempio per il popolo di Dio

Cari fratelli e sorelle,

Perché avete aperto il Bollettino parrocchiale o cliccato questa pagina sul sito Web e iniziato a leggere queste righe? Cosa vi ha mosso?

Mi viene da porvi questa domanda perché il nostro Vescovo Valerio all’inizio della sua Lettera pastorale: Come in cielo così in terra parte proprio da una constatazione simile. Egli scrive che “troppe volte infatti riteniamo di aver capito tutto di Dio, della vita cristiana, delle relazioni dentro e fuori la realtà ecclesiale.”

(p. 6) Si tratta invece di imparare a “Leggere la Bibbia con la vita, compresa quella che fa male … imparare l’obbedienza a Dio dentro la concretezza del nostro vissuto umano … e finalmente, conformati a Gesù, “causa di salvezza”, diventare testimoni e missionari nella compagnia degli uomini e delle donne del nostro tempo!” (pp. 7-8) Infatti, davanti ai drammi del nostro tempo, fuori e dentro la vita della Chiesa, ci sono due rischi grandi, dice il vescovo Valerio: quello di recriminare puntigliosamente sulle colpe del mondo e quello di scoraggiarci e tirare i remi in barca. Sono atteggiamenti sterili che nascono da un cuore povero di fede concreta, appoggiata alla terra (intesa anche come umanità concreta) dove il Signore è venuto ad abitare e che è venuto a salvare.

Il vescovo Valerio ci propone come modello dal quale imparare a purificare e rinnovare la nostra fede e la nostra vita cristiana, sia personale che ecclesiale, Naaman, ministro della Guerra del re di Siria al tempo del profeta Eliseo (VIII sec. a. C.) nel regno di Israele. Eliseo fu designato da Dio come erede del ministero profetico dopo Elia che fu rapito in cielo su un carro di fuoco.

Troviamo la storia di Naaman nel cap. 5 del secondo libro dei Re. Gesù cita la sua guarigione come esempio della libertà di Dio Padre nel guarire chi vuole, anche fuori dai confini d’Israele (Lc 4,27). Quest’uomo “prode” ,come lo definisce la Scrittura, vittorioso in guerra, era però lebbroso, malato e umiliato nella sua carne. Ecco che da una piccola ragazza ebrea, rapita durante una razzia e ridotta in schiavitù, presa a servizio dalla moglie di Naaman, questo uomo prode viene a sapere che un profeta d’Israele potrebbe ottenergli la guarigione. Prigoniero di una mentalità “da uomo prode”, egli parte, con una missiva del suo re, con un carico di ricchezze eccezionale, con un “film mentale” sulla sua guarigione attraverso “effetti speciali” compiuti dal profeta.

Ma ecco che il profeta, senza nemmeno uscire di casa, gli manda un servitore e lo invita a bagnarsi sette volte nel fiume giordano per essere guarito.

Naaman si arrabbiò forte e voleva andarsene, stizzito! È qui che intervengono con umile coraggio i suoi servitori e lo invitano ad obbedire alle parole di Eliseo.

Si tratta di spogliarsi, di accettare con umiltà l’obbedienza della fede, cioè di investire la propira libertà in un gesto apparentemente insignificante, in vista di un risultato desiderato perché decisivo per il proprio bene. Ed ecco la sua carne ridivenne come quella di un ragazzino” (2 Re 5,14).

Che bella immagine del Battesimo! Gesto umile, per nulla appariscente, per nulla “magico”, eppure quanto mai prezioso! Vera rinascita interiore, preludio alla nostra rinascita definitiva nei Cieli!

Il Vescovo ci invita ad attingere dalla Parola santa del Vangelo, da una rinnovata relazione viva con Gesù risorto riconosciuto vivo qui ed ora nella sua “carne” che è la Chiesa, dalla nostra umanità terrena con la sua pesantezza, ma anche con la sua “fecondità”, le energie per perseverare nella fede! Il cammino per trasmettere la fede alle generazioni giovani, quelle che hanno un futuro, non è caratterizzato da nuove strategie “efficaci”! Né la strada della Chiesa è un vicolo cieco, come se il cristianesimo sia giunto al capolinea. La fecondità del Vangelo non dipende dalle nostre forze e dalle nostre iniziative, né è bloccata dalle nostre povertà, dal nostro peccato o dalle insidie del principe di questo mondo. La fecondità è in Cristo Gesù, crocifisso e risorto! Il Vescovo ci invita ad attingere da Lui con umiltà, come faceva san Carlo Borromeo, l’energia per una azione pastorale che corrisponda al desiderio di Dio stesso.

Cari fratelli e sorelle, attingiamo dalle liturgie della Pasqua la forza dello Spirito santo, come gli apostoli che poi “andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola.” (Atti 8,4)

Santa Pasqua a tutti! Don Paolo

 

 

13 aprile 2019, parrocchiamassagno